È oggetto di acceso dibattito la notizia, ormai ufficiale, della creazione di una nuova stablecoin di nome Libra che, con tutta probabilità, vedrà la luce nel 2020.
C’è ancora molta confusione sull’argomento, quasi un “inquinamento mediatico” che sorge dalla diatriba tra detrattori ed entusiasti e offusca un orizzonte obiettivo. D’altronde il progetto è per alcuni versi così intriso di novità e di potenzialità che, come spesso avviene in questi casi, è normale che si formino cori di condanna o, al contrario, di osanna.
Ma colleghiamoci direttamente al sito ufficiale di Libra Association[1] per vagliare le dichiarazioni sulla mission del progetto e farsi un’idea di quali siano le motivazioni e le aspettative che lo animano. Non è certo un caso che sullo sfondo della pagina di apertura campeggi un mercato africano e che le parole che seguono il benvenuto in Libra abbiano il sapore del manifesto:
«A simple global currency and financial infrastructure that empowers billions of people. Reinvent money. Transform the global economy. So people everywhere can live better lives».[2]
Insomma, il primo ed evidente obiettivo di Libra Association è l’inclusione finanziaria di quella vasta parte del mondo che attualmente non ha la possibilità di accedere ai canali e ai circuiti bancari classici. In effetti, una stima recente riconosce il progetto come un’opportunità alla fruizione dei servizi finanziari per 1,7 miliardi di persone oggi escluse.[3]
Premesso che Libra Association, con sede a Ginevra, si presenta come un’organizzazione indipendente e senza fini di lucro, cliccando alla voce “Partners” compare l’elenco degli attori che si sono resi disponibili, ciascuno a proprio modo, a collaborare a questa iniziativa. Nomi che eccellono a livello globale in vari ambiti di servizi e che non solo conferiscono credibilità al progetto ma si propongono – perlomeno alcuni di essi – come settori di mercato in cui la moneta potrà avere libero corso. Troviamo colossi come eBay, Uber, PayPal, Master Card e perciò, sebbene l’iniziativa porti la firma di Mark Zuckerberg, il progetto della stablecoin può contare su una base strutturale assai diffusa. Inoltre, il network che supporta il progetto Libra è forte della connessione Fin Tech, dunque potenzialmente in grado di raggiungere un numero vastissimo di utenti.
Addentrandoci tra le informazioni tecniche offerte dal sito troviamo che, al fine di perseguire la sua mission, Libra sarà una stablecoin basata sulla blockchain e il suo valore verrà legato al dollaro. La ratio di questa scelta sta nella necessità che la criptomoneta garantisca un valore stabile, dunque affidabile e universalmente fruibile, senza subire le variazioni delle oscillazioni tipiche, al momento, del mondo delle criptovalute. Dunque si tratterà di una moneta emessa tramite tecniche criptografiche che utilizzano la catena blockchain e avrà corso come “fattispecie di moneta” ma controbilanciata da asset e investimenti reali che garantiranno equilibrio nel valore e nel cambio con il dollaro.
Sarà possibile inviare pagamenti tramite Facebook, Messenger e WhatsApp. Una volta ricevuta la moneta, gli utenti potranno convertirla in dollari, senza sorprese di cambio e a costi minimi, oppure gestire altri pagamenti o scambi attraverso Libra stessa, sulle piattaforme che la accetteranno. Questo faciliterà le operazioni fra utenti, regolarizzerà il valore impedendo oscillazioni tra attività commerciali e clienti, e consentirà un’inedita libertà di connessione monetaria che potrebbe creare energia propulsiva in termini di mercato.
Senza entrare nel dettaglio, aggiungiamo che la blockchain sulla quale farà perno Libra è di tipo “permissioned” ovvero, per la validazione degli scambi, sarà necessario ottenere l’approvazione da parte di una serie di snodi centrali. Non si tratta dunque di una catena blockchain libera e pubblica – per intenderci come il protocollo di Bitcoin (“permissionless”) – perché si ritiene che, al momento, questa sia la pratica più sicura di gestione. Tuttavia parrebbe che l’intenzione sia di applicare progressivamente la Distributed Ledger Technology, forse assai più idonea a raggiungere l’obiettivo della mission di Libra Association. Ma è opportuno ripeterlo: in partenza non vi sarà una governance realmente indipendente.[4]
L’associazione sarà quindi impegnata a evolvere la sottostante tecnologia della blockchain e la conseguente piattaforma al fine di certificare lo scambio di valore dei portafogli digitali e gestire quelle risorse, e riserve, che fungeranno da contraltare per garantire il cambio fisso e legato imprescindibilmente a l dollaro. Ne consegue che l’acquisto di Libra da parte degli utenti non sarà un investimento in valuta bensì un cambio in valuta perché, a costo di forzare gli equilibri di cambio, il valore sarà pressoché fisso in rapporto al dollaro. Sulla base delle informazioni ad oggi disponibili nel “White Paper”, il rapporto sarà: 1 LBR = 1,0493 $.
Verrebbe da considerare, a questo punto, che se l’ago della bilancia del cambio è il dollaro, allora eventuali altre valute – per esempio quelle di alcuni Paesi del Sud America – che dovessero entrare in sofferenza con la valuta statunitense troverebbero buona sponda nell’investimento in Libra, la quale, sulla base di notizie attualmente certe A DISPOSIZIONE, potrebbe non subire le limitazioni e i controlli previsti in alcuni Stati per il cambio in dollari.
Dal documento The Libra Reserve[5] pare di evincere che l’Associazione Libra non definirà una politica monetaria ma si limiterà a coniare Libra in scambio all’indice ufficiale del dollaro su specifica richiesta di rivenditori autorizzati, innanzitutto Calibra, che sarà il primo digital wallet a essere messo in campo, di semplice utilizzo e interfacciato con WhatsApp e Messenger. La proprietà e il controllo del wallet Calibra[6] non farà riferimento alla Libra Association ma sarà privata e legata a Facebook, dunque sotto l’egida di Mark Zuckerberg.
Sempre sulla base delle informazioni contenute nel sito, in un prossimo futuro anche altri digital wallet “autorizzati” avranno l’opportunità di svolgere medesime funzioni.
Da tutto ciò si desume che il progetto avrà confini globali, inclusivi ed extrafrontalieri. Ridurre la nascita di Libra a sistema di pagamento sarebbe riduttivo e poco prudente.
Provando invece ad allargare lo sguardo e immaginare gli scenari che un simile progetto potrebbe generare, torna in mente una delle teorie più affascinanti per descrivere la complessità delle proiezioni di simulazione sul futuro, quella conosciuta come “Butterfly Effect”, locuzione comunemente usata per indicare l’estrema sensibilità e vulnerabilità nel valutare le condizioni iniziali esibite dai sistemi dinamici non lineari.[7]
Da quando Edward Lorenz intitolò un suo articolo Predictability: does the Flap of a Butterfly’s Wings in Brazil set off a Tornado in Texas?, l’effetto farfalla ricorda come l’estrema sensibilità delle infinite connessioni dei sistemi complessi rende instabile, nel lungo periodo, la lettura di modelli di simulazioni che riguardano la proiezione di scenari evolutivi.
Nel sito di Libra Association, in effetti, ci si imbatte in alcune annotazioni che aiutano a mettere a fuoco su chi batte le ali e quanto questi battiti possano essere determinanti nel generare un vortice d’aria: «We are very excited to be a Founding Member of Libra. Mercado Pago is democratizing access to financial services in Latin America, and we know how important it is to promote financial inclusion. We are committed to developing solutions that are efficient, innovative, and cheap» (Osvaldo Giménez, Executive VP, Mercado Pago); o ancora: «At PayPal, we believe in democratizing participation in the digital economy for people from all walks of life and businesses of all sizes. PayPal is pleased to join other leading technology and financial services organizations to form Libra, with the goal of exploring a new, global digital currency, built on blockchain technology» (Dan Schulman, President and CEO, PayPal). Solo un paio di esempi, questi, ma ci sono numerose altre dichiarazioni riportate nel sito,[8] tutte riferibili a realtà o personaggi che affondano un potere davvero non trascurabile “nell’atmosfera” dell’immenso web.
Ma aggiungiamo un ulteriore livello di considerazioni. Ad oggi il nostro sistema globale, economico e sociale, si regge su tre pilastri portanti che sono le tre C: condivisione, convenzione e certificazione.
Condivisione: perché è indubbio che vi sia l’esigenza di un interscambio continuo fra tutti gli esseri umani, nessuno escluso.
Convenzione: perché tale scambio viaggia su binari di parametri condivisibili e riconosciuti come validi e opportuni da tutti gli attori. Dunque, le convergenze di condivisione tessono l’ordito della nostra società
Certificazione: perché l’accettazione e l’assimilazione dei protocolli di condivisione è onore e onore, ad oggi, dell’ente autorevole, terzo, che certifica e conserva i dati offrendo sponda di certezza.
Ciò, ad oggi, vale anche in tema di moneta, tanto più se si tratta di unione monetaria come quella europea.[9] In tale sistema emerge senza possibili fraintendimenti l’arbitrio della governance, attualmente legato alla sovranità monetaria. La condivisione monetaria in Europa, nella vendita e nell’acquisto di qualsivoglia bene, avviene tramite scambio in Euro che, per certificazione della Banca centrale europea, è indiscutibilmente valuta riconosciuta. Così si stabilisce che i 5 euro, rappresentati dalla banconota grigina, sono un decimo dei 50 euro rappresentati dalla banconota arancione. Il valore è certificato ed esigibile universalmente, depositabile presso qualunque banca e spendibile presso qualunque esercizio.
Ebbene, la tecnologia della blockchain ha il potere di trasformare e di contrarre la funzione dei tre pilastri della nostra società, le tre C (condivisione, convenzione e certificazione), per come li conosciamo.
La decentralizzazione e la disintermediazione, rese possibili dalla tecnologia dei blocchi, comporta infatti l’incredibile novità di ridimensionare il ruolo del certificatore: è la condivisione stessa, con le prerogative di certezza e immutabilità, che può generare in modo autonomo la certificazione. I nodi della rete e l’adesione globale a un protocollo rendono inutile il ruolo dell’ente certificatore perché è la rete stessa che funge da ledger e costituisce la mappa certa e immutabile di quei dati che saranno il riferimento certificato di condivisione. Descritta sommariamente, ma è questa la vera capacità, forse distruttiva come dicono alcuni, forse ri-creativa come sostengono altri, della tecnologia blockchain.
Allora quali saranno le ricadute del progetto Libra nel nostro sistema geopolitico alla luce del fatto che stiamo parlando di un protocollo che agisce con una governance NON realmente indipendente? Ritornando al “Butterfly Effect”, non sembra affatto semplice fare previsioni, vista la moltitudine di varianti, alcune forse inimmaginabili, e quindi l’estrema complessità delle proiezioni di simulazione.
L’unica certezza è che l’adesione al progetto Libra è potenzialmente estesa a un platea globale e, se solo sommiamo la capillarità di Facebook a quelle di Messenger e WhatsApp, comprendiamo che il battito di una farfalla è davvero una metafora sottodimensionata.
Non che si discuta qui la liceità di un meraviglioso e auspicabile progetto, ma ciò che non convince è la natura privata della governance che presidia il progetto.
In ogni caso il tempo è un convoglio senza fermate, perciò la risposta migliore è guidare. Fioriranno anche altri e nuovi progetti, con tutta probabilità per volontà dei colossi del web, perché la tecnologia blockchain è inevitabilmente idonea a cambiare alcuni paradigmi, e dunque equilibri, del nostro mondo così come lo conosciamo. È già annuncio certo il progetto Venus da parte di Binance, che va in questa stessa direzione.[10]
Ma l’auspicio è sempre lo stesso: che le autorità garanti di oggi, finché sono in tempo – e già viaggiamo in ritardo –, possano avviare progetti aperti su blockchain pubbliche e libere dagli interessi, ma soprattutto dal controllo, di soggetti privati.
Perché, a veder scuro, si immagina che altrimenti la governance avrà confini non più di frontiera ma di server monarchici/MONOPLISTICI, in un vicino domani.
[1] Si veda https://libra.org/en-US/
[2] “Una valuta globale di semplice utilizzo e un’infrastruttura finanziaria che dà forza a miliardi di persone. Reinventa il denaro. Trasforma l’economia globale. Cosicché le persone potranno condurre un’esistenza migliore, ovunque nel mondo.”
[3] Cfr. https://www.altroconsumo.it/organizzazione/media-e-press/comunicati/2019/libra-10-domande-per-facebook
[4] Si veda https://www.blockchain4innovation.it/mercati/industria4-0/arriva-libra-la-criptocurrency-anche-di-facebook/
[5] https://libra.org/en-US/wp-content/uploads/sites/23/2019/06/TheLibraReserve_en_US.pdf
[6] Cfr. https://calibra.com
[7] Cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/effetto-farfalla_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/
[8] Si veda https://libra.org/en-US/wp-content/uploads/sites/23/2019/06/Libra-Quote-Sheet_English.pdf
[9] Sulle complesse tematiche inerenti l’unione monetaria europea si veda https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/79/storia-dell-unione-economica-e-monetaria e, in particolare, le voci a riassunto dei capitoli nella sezione “Unione economica e monetaria, politica fiscale e politica di concorrenza”.
[10] Cfr. https://www.binance.com/en/support/articles/360032604131